VIA LAMA DEL DOLO

Via Lama del Dolo
Scalelle di Monte Beccara (Civago, Comune di Villa Minozzo, RE)
Sviluppo 140 m, difficoltà max 6a, protezione S2
930 m s.l.m., esposizione sud/est

La via Lama del Dolo percorre il filo sommitale di un imponente lastrone di arenaria che s’innalza, quasi verticale, dalle rive del Torrente Dolo. La zona è ricca di spettacolari bancate di rocce stratificate (arenarie di Cervarola) che in seguito ad un movimento di sollevamento hanno acquisito una giacitura pressoché verticale. La qualità della roccia è nel complesso discreta: ci sono interi tratti solidissimi e abrasivi, ma non mancano massi instabili anche molto grossi ai quali occorre prestare la massima attenzione.
Se si presta fede alle voci dei residenti di Gazzano, la via era percorsa dai ragazzi del posto già negli anni settanta. Erano presenti alcuni chiodi che fanno ipotizzarne la sua frequentazione alpinistica ma la prima salita dal basso documentata è stata compiuta dalla cordata Montanari-Vaccari nel 2003.
N.B. Purtroppo ora il penultimo tiro della via si intreccia col percorso di una ferrata, tracciata successivamente. Occorre pertanto prestare attenzione e proteggersi sulle attrezzature della ferrata stessa.

Materiale necessario. La via è attrezzata a fix: nei tratti più impegnativi la distanza tra le protezioni è quasi da falesia, in quelli più semplici la chiodatura si allunga (possono risultare utili protezioni veloci a dadi e camme). Le soste sono su due fix senza catena.

Accesso. Parcheggiare l’auto circa 500 metri a monte della galleria che passa sotto la Torre dell’Amorotto sulla strada provinciale SP 09 che da Civago conduce a Villa Minozzo, in corrispondenza di uno spiazzo con le indicazioni per una ferrata. Seguire in discesa il sentiero segnato con grandi macchie bianche sugli alberi finché non si raggiunge il torrente, proseguire verso valle per qualche centinaio di metri fino a ritrovarsi alla base della grande parete. Ci si sposta sulla sponda opposta (destra) e si continua fino alla successiva ansa verso sinistra dove si attraversa di nuovo il torrente. Si sale per qualche metro il boschetto d’argine fino a portarsi sotto al diedro del primo tiro (ometto, fix visibili, 790 m s.l.m.).

Descrizione della via

I TIRO
Si sale l’evidente diedro facendo attenzione alle rocce lamellari piuttosto friabili sulla sinistra. Dopo pochi passi, conviene abbandonare il diedro e spostarsi sulla solida e abrasiva arenaria nerastra della parete di destra (5b), 3 fix. Successivamente la via si articola tra scavalcamenti di blocchi di arenaria e tratti erbosi (4b, 2 fix). Si giunge alla prima sosta nei pressi di una piccola piazzola con un grosso spuntone (5b, 4b), 5 fix, 30 m
 
II TIRO
Si sale un breve tratto appoggiato (4b), 1 fix, che conduce ad un vasto spiazzo; si procede ancora per una decina di metri superando un altro salto (4b), 1 fix, fino a giungere ad un altro spiazzo, più piccolo, proprio all’attacco di un bel pinnacolo appuntito alla cui base è collocata la seconda sosta (4b), 3 fix , 25 m
 
III TIRO
Si sale per circa 4 m in tecnica Dülfer, sfruttando una crepa (5c), 2 fix, poi su placca e dopo un movimento delicato si esce a sinistra della cuspide (5b), 2 fix. Si giunge ad un tratto orizzontale (1 fix) e si raggiunge la terza sosta (5c, 5b), 5 fix, 15 m
 
IV TIRO
Si attacca un secondo pinnacolo, non difficile ma molto friabile se si resta sul filo, a causa di grossi massi pericolanti. Conviene attraversare a sinistra in traverso esposto per circa tre metri, e risalire in placca il pinnacolo, dando le spalle al Dolo (4b), 4 fix. Si raggiunge di nuovo il filo su un piano inclinato a circa 65° (1 fix), per arrivare ad un passaggio delicato su roccia friabile (5b), 1 fix, che consente di sormontare definitivamente il pinnacolo. Arrivati alla sua sommità, un ulteriore tratto orizzontale (1 fix) porta alla quarta sosta, ricavata sulla parete di un caratteristico pilastro a parallelepipedo fessurato, alto circa 3 m (4b, 5b), 7 fix, 30 m
 
V TIRO
Con una facile progressione (3c), 1 fix, si scavalcano grossi massi ed una forcelletta in cui si debbono appoggiare i piedi su grossi macigni instabili (attenzione!), per poi risalire ad una piazzola proprio sotto l’ultimo strappo (3c), 1 fix, 15 m
 
VI TIRO
Si sale l’ultimo pinnacolo con una bella e delicata arrampicata in placca, sfruttando per l'uscita i bordi del lastrone e dei caratteristici buchi a conca (6a), 4 fix. Giunti alla cima della cuspide si trova una catena nuova, non si sosta ma si continua su un facile tratto inclinato a 20° (protezione possibile su un arbusto di biancospino) fino alla sosta finale a 905 m s.l.m. (6a), 4 fix, 25 m
 
Rientro. Seguire il grosso cavo della ferrata fino al suo termine. Salire fino a una staccionata e proseguire verso sinistra oltrepassando la falesia dell'Amorotto. Proseguire sul sentiero che dopo poco risale fino alla strada asfaltata che riporta al parcheggio.

IMPORTANTE: Si ricorda che l’arrampicata è una attività potenzialmente pericolosa e chi la pratica lo fa a proprio rischio e pericolo. Chi deciderà di percorrere le vie lo farà quindi sotto la propria esclusiva responsabilità. La solidità di roccia e ancoraggi non è presidiata da nessuno pertanto chi percorre la via ne deve verificare in prima persona l'adeguatezza assumendo per sé e per gli altri ogni responsabilità.